Nuovi testi dal Mar Morto

Grotte di Qumran

La scorsa estate ha fatto notizia il ritrovamento di alcuni frammenti di rotoli con testi di profeti biblici in greco. Sono datati in base alla scrittura al periodo romano e più precisamente tra il 50 avanti la nostra era e il 50 EV, nascosti in una grotta da ribelli giudei durante la guerra contro i romani, combattuta tra il 132 e il 135 EV.

La loro importanza è però legata soprattutto al fatto di non essere una scoperta isolata. Nel 1952 infatti sul mercato delle antichità apparvero delle parti di un rotolo contenente una traduzione greca dei 12 Profeti minori (da Osea a Malachia). Tra il 1952 e il 1953 il Museo Archeologico Palestinese di Gerusalemme comprò quello che rimaneva del rotolo. Qualche tempo dopo si identificò il luogo di provenienza in una piccola valle sul fianco occidentale del Mar Morto chiamata in ebraico Nàhal Hèver (dal nome del torrente asciutto che l'ha creata). In una grotta quasi inaccessibile, chiamata poi la Grotta degli Orrori, vennero trovati i resti di persone probabilmente morte di fame durante un assedio. A loro oggi (la notizia è di luglio) si aggiungono un bambino morto oltre 5000 anni fa e forse il più antico cesto mai ritrovato (uno di quelli ricordati nei racconti delle moltiplicazioni dei pani).

frammenti appena ritrovati provengono dalla stessa località e contengono parti dei testi dei Profeti Minori e di Geremia. Dunque integrano la scoperta di settant'anni fa. La loro importanza è relativa a due ambiti di studio collegati: l'uso e la provenienza della traduzione greca della Bibbia ebraica.

Negli studi classici sull'argomento si tendeva in passato a definire la traduzione greca (chiamata anche dei Settanta e abbreviata in LXX) come la Bibbia della Diaspora, ovvero il testo utilizzato dagli ebrei che vivevano fuori di Giudea. Il ritrovamento del rotolo di Nàhal Hèver ha invece dimostrato che facevano uso della traduzione greca anche gli abitanti di Giudea e addirittura dei ribelli antiromani, dai quali ci si sarebbe atteso un attaccamento alla lingua ebraica un po' più deciso.

Per quanto riguarda la qualità della traduzione, ogni ritrovamento di testi biblici in greco ci può aiutare a capire se fu mai presente un controllo sui metodi dei traduttori o sul loro linguaggio. Alcuni studiosi hanno infatti pensato ad una qualche regola che guidasse il lavoro di traduzione dei testi sacri, mentre altri pensano piuttosto ad una crescita incontrollata e "selvaggia" delle traduzioni in greco, ridotte in seguito ad un testo standardizzato.

A questo punto rimane ancora molto da studiare e, perché no, da scrivere. Attendiamo altre scoperte.