Altri apocrifi

Alcuni testi di vangeli non riconosciuti dalle comunità cristiane, ma già esistenti molto presto sulla scena mediterranea, ci sono arrivati in frammenti.

In particolare due di essi sono riferiti al capo degli Apostoli, Pietro, ed alla prima degli sponsor di Gesù, Maria di Magdala.

Il primo testimone è un codice di pergamena di 33 pagine, contenente parti di alcune opere e risalente all'VIII secolo. Il secondo è un papiro del III secolo di provenienza egiziana.

Il Vangelo di Pietro

La sinagoga di Cafarnao

Testo dal Codice di Akhmìm [Papiro del Cairo n. 10759]

IL VANGELO SECONDO PIETRO

Dei giudei nessuno si lavò le mani, né Erode, né qualcuno dei suoi giudici. Siccome non volevano lavarsi, Pilato si alzò in piedi.

Allora il re Erode ordina di portar via il Signore, dicendo loro: «Quelle cose che vi ho ordinato di fare, fatele!».

Era lì presente Giuseppe, l'amico di Pilato e del Signore, e sapendo che stavano per crocifiggerlo, andò da Pilato e richiese il corpo del Signore per la sepoltura.

Pilato mandò a chiedere a Erode il corpo di lui (Gesù). Ed Erode disse: «Fratello Pilato, se anche nessuno lo avesse chiesto, lo avremmo sepolto, dal momento che il sabato si illumina. È scritto infatti nella Legge: ‘Non tramonti il sole su una persona uccisa». E lo consegnò al popolo prima del primo giorno degli azzimi, la loro festa.

Essi, preso il Signore, gli davano spintoni correndo e dicevano: «Trasciniamo il figlio di Dio, ora che lo abbiamo in nostro potere».

E lo avolsero con una porpora e lo fecero sedere su una sedia da tribunale dicendo: «Giudica con giustizia, re di Israele!». E uno di loro, portando una corona spinosa, la posò sulla testa del Signore. E altri presenti gli sputavano negli occhi e altri gli davano schiaffi sulle guance, altri lo colpivano con una canna di palude e alcuni lo flagellavano dicendo: «Con questi onori onoriamo il figlio di Dio!».

E portarono due malfattori e crocifissero in mezzo a loro il Signore. Egli però taceva come se non sentisse dolore.

Quando drizzarono la croce vi scrissero: «Questo è il re di Israele». E posati i vestiti di fronte a lui, li divisero e gettarono la sorte su di essi.

Uno di quei malfattori li insultò dicendo: «Noi soffriamo così a causa delle cattiverie che abbiamo fatto. Questo, che è il salvatore dell'umanità, che ingiustizia vi ha fatto?».

Arrabbiati contro di lui, ordinarono che non gli fossero rotte le gambe, perché morisse torturato.

Era mezzogiorno e il buio afferrò tutta la Giudea. Si agitarono e temevano che il sole stesse tramontando, poiché era ancora vivo. Per loro infatti è stato scritto: «il sole non tramonti su un uomo messo a morte».

Uno di loro disse: «Dategli da bere del fiele con aceto». Li mescolarono e gli diedero da bere.

E compirono tutte le cose e portarono a termine i peccati contro la loro testa.

Molti andavano in giro portando delle lampade, credendo che fosse notte, ma cadevano.

E il Signore gridò: «Mia forza, mia forza, mi hai abbandonato!». E detto questo fu portato in alto (oppure: fu ripreso).

E in quel momento la tenda del Tempio di Gerusalemme si strappò in due.

Allora staccarono i chiodi dalle mani del Signore e lo posarono a terra. E tutta la terra tremò e ci fu una grande paura.

Quindi il sole brillò e si scoprì che era l'ora nona (le tre del pomeriggio).

I giudei ne furono felici e diedero il suo corpo a Giuseppe, affinché lo seppellisse. Egli infatti aveva osservato quante cose buone [Gesù] aveva fatto.

Preso il Signore, lo lavò, lo avvolse in un lenzuolo e lo portò dentro il proprio sepolcro, chiamato «giardino di Giuseppe».

Allora i giudei, gli anziani e i sacerdoti, sapendo quanto male avevano fatto a se stessi, cominciarono a colpirsi [sul petto] e a dire: «Guai ai nostri peccati! Si è avvicinato il giudizio e la fine di Gerusalemme!».

Io, invece, con i miei compagni facevo lutto. Eravamo feriti nell'animo e ci nascondevamo. Eravamo infatti ricercati da quelli in quanto malfattori e per aver voluto incendiare il Tempio.

Per tutte queste cose digiunavamo e stavamo seduti in lutto a piangere notte e giorno fino a sabato.

Riunitisi tra loro gli scribi e i farisei e gli anziani, avendo sentito che tutto il popolo mormora e si batte il petto dicendo: «Se per la sua morte sono capitati questi grandi segni, vedete quanto era giusto!».

Gli anziani si spaventarono e andarono da Pilato supplicandolo e dicendo: «Consegnaci dei soldati, perché custodiscano la sua tomba per tre giorni, perché i suoi allievi non vengano a rubarlo e il popolo non pensi che sia risorto dai morti e ci facciano del male».

Pilato affidò loro Petronio e un centurione con dei soldati per custodire la tomba. Con loro arrivarono alla tomba anche degli anziani e degli scribi.

Tutti quelli che erano là, insieme con il centurione e i soldati, fecero rotolare una grande pietra e la posarono sulla porta del sepolcro.

Poi spalmarono sette sigilli, montarono una tenda e iniziarono a fare la guardia.

Al mattino presto, alle prime luci del sabato arrivò la gente da Gerusalemme e dai dintorni per vedere il sepolcro sigillato.

Ma nella notte prima dell'alba della domenica, mentre i soldati facevano la guardia a turni di due alla volta, ci fu una grande voce nel cielo.

Videro i cieli aperti e due uomini che scendevano di là con grande splendore e si avvicinavano alla tomba.

Quella pietra che era stata appoggiata sulla porta, rotolando da sola, si spostò di lato e la tomba si aprì. Entrambi i giovani entrarono.

Vedendo dunque un tale evento, quei soldati svegliarono il centurione e gli anziani, che pure erano lì a fare la guardia. E mentre stavano spiegando quello che avevano visto, di nuovo videro tre uomini che uscivano dalla tomba e due di loro sostenevano il primo e una croce li seguiva. La testa dei due arrivava fino al cielo e quella di colui che era condotto superava i cieli.

E sentirono una voce dai cieli che diceva: «Hai predicato a quelli che dormono?». E si sentì una risposta proveniente dalla croce: «Sì!».

Quelli dunque valutavano tra loro di andare a raccontare queste cose a Pilato. Mentre stavano ancora ragionando, si videro di nuovo i cieli aperti e una persona che scendeva ed entrava nel sepolcro.

Viste queste cose, quelli che erano con il centurione di notte andarono in fretta da Pilato, lasciando la tomba che custodivano. Spiegarono tutte quelle cose che avevano visto e con grande agitazione dissero: «Veramente era figlio di Dio!».

Pilato rispose: «Io sono pulito del sangue del figlio di Dio. Voi eravate di questo avviso!».

Allora si avvicinarono tutti e lo supplicarono. Gli chiesero di ordinare al centurione e ai soldati di non dire nulla di ciò che avevano visto.

«Conviene, infatti» dissero «che siamo colpevoli di un grandissimo peccato nei confronti di Dio, piuttosto che finiamo nelle mani del popolo dei giudei e siamo lapidati».

Pilato ordinò dunque al centurione e ai soldati di non dire niente.

All'alba della domenica, Maria la maddalena, allieva del Signore, spaventata per i giudei, poiché erano mossi dalla rabbia, non fece presso la tomba del Signore ciò che era usanza che le donne facessero per i morti e per i loro cari.

Prese con sé le amiche e arrivò al sepolcro dove era deposto.

Avevano paura che i giudei le vedessero e dicevano: «Se dunque non abbiamo potuto piangere e lamentarci nel giorno in cui fu crocifisso, almeno ora facciamo queste cose accanto al suo sepolcro. Chi però farà rotolare per noi la pietra appoggiata sulla porta del sepolcro, così che entriamo, ci sediamo accanto a lui e facciamo ciò che dobbiamo? La pietra infatti era grande e abbiamo paura che qualcuno ci veda. Ma se no riuscissimo, metteremo almeno sulla porta ciò che portiamo, in memoria di lui. Piangeremo e ci lamenteremo fino a quando torneremo a casa nostra».

Andarono e trovarono la tomba aperta. Avvicinatesi, vi si chinarono e là videro seduto in mezzo alla tomba un giovane, bello e avvolto in un vestito splendente, che disse loro: «Perché siete venute qui? Chi cercate? Non sarà quel crocifisso? È risorto e se ne è andato! Se però non ci credete, chinatevi e guardate che non è più nel luogo in cui giaceva. Infatti si è rialzato e se ne è andato là, nel luogo da cui era stato inviato».

Allora le donne, spaventate, scapparono.

Era l'ultimo dei giorni degli Azzimi e molti partivano per tornare alle loro case, terminata la festa. Noi, invece, i dodici allievi del Signore, piangevamo e facevamo lutto. E ciascuno, in lutto per ciò che era avvenuto, si allontanò verso casa sua.

Io, Simone Pietro, e Andrea, mio fratello, prendemmo le nostre reti e ce ne andammo verso il mare. Con noi c'era Levi, il [figlio] di Alfeo, che il Signore... [fine del manoscritto]

Il Vangelo di Maria Maddalena

Il lago di Galilea, guardando verso Magdala

Testo dal Papiro Rylands III 463

Dette queste cose Mariamme tacque come se il Salvatore avesse parlato solo fino a lì.

Andrea dice: «Fratelli, che ve ne pare delle cose che sono state dette? Io infatti non credo che il Salvatore abbia detto queste cose. Sembravano infatti non essere in accordo col suo pensiero».

Pietro dice: «Forse il Salvatore esaminava queste cose parlandone in segreto con una donna e non piuttosto apertamente perché potessimo ascoltare? Forse voleva indicarla come più degna di noi...?». [mancano delle parole]

Levi dice a Pietro: «Pietro! L'arrabbiatura ti sta sempre accanto? E anche adesso ti metti a discutere con questa donna come fossi un suo avversario? Se il Salvatore l'ha considerata adatta, chi sei tu per maltrattarla? Egli infatti sempre apertamente senza dubbio l'ha amata. Piuttosto vergognamoci e, indossato l'uomo perfetto, facciamo quello che ci è stato ordinato: annunciamo il vangelo senza limitarlo né regolarlo, ma seguendo ciò che ha detto il Salvatore».

Dette queste cose Levi partì dunque cominciando ad annunciare

Il vangelo

secondo Maria.