Scrivere le lingue antiche

Spunti per conoscere i supporti di scrittura e le grafie legati al testo biblico.

La scrittura del testo biblico

a. Imparare a scrivere

Lingua e alfabeto sono intimamente connessi, poiché quest'ultimo è lo strumento di espressione della prima. Si osserva subito dalla tabella più sopra che negli alfabeti semitici mancano segni che rappresentino le vocali, mentre l'alfabeto greco ha ben 7 segni vocalici. Questo accade perché il greco, lingua indoeuropea considera le vocali parte della radice delle parole. Lo stesso non accade nelle lingue semitiche, dove le parole hanno radici composte di sole consonanti.
Normalmente le parole semitiche hanno una radice di tre o due consonanti e da una radice possono derivare un gran numero di termini correlati. La vocalizzazione era fatta dal lettore, uno scriba nei tempi più antichi.
Le culture antiche erano fondamentalmente orali e la scrittura era considerata un'arte specializzata. La trasmissione avveniva oralmente e il messaggero spesso era anche colui che si incaricava di riferire a voce il contenuto di un'eventuale lettera scritta. Gli scritti comunque pare siano comparsi dapprima a fissare le antiche tradizioni, così secondo gli egiziani, e per ricordare i patti o gli eventi significativi per un popolo. Ben presto la scrittura assunse anche il senso di una garanzia commerciale, come mostrano gli archivi di banche e degli agenti delle tasse.
Abbiamo però molti esempi di testi esecratori, dove una maledizione veniva scritta su una statuetta, da rompersi in seguito, forse durante un rito magico. Questo elemento ci fornisce le basi per pensare che originariamente la scrittura fosse considerata essa stessa un elemento magico, capace di fissare le parole magiche un tempo tramandate solo a voce.

b. I supporti della scrittura

Nell'antichità il supporto principale per la scrittura era la pietra, come dimostrano le più antiche iscrizioni egizie. Si scriveva incidendo con uno scalpello oppure disegnando con del materiale friabile colorato o dipingendo con un pennello e soluzioni colorate.
Si imparò poi a usare l'argilla, che si poteva incidere facilmente con un punteruolo. Quando l'argilla seccava o era sottoposta ad un incendio, le tavolette indurivano e sono rimaste così intatte per migliaia di anni. Un materiale più povero di scrittura era l'ostrakon, cioè il coccio: si usavano frammenti di vasi come supporto su cui disegnare o dipingere.
Il papiro fu però il supporto che permise la diffusione di scritti di notevole lunghezza, impossibili per dimensioni e peso sugli altri supporti. La tecnica di produzione dei fogli di papiro venne sviluppata in Egitto, dove il Delta forniva grandi quantità di queste piante. Il foglio di otteneva spianando il midollo della pianta in strisce, che poi venivano affiancate e sovrapposte ad altre poste trasversalmente (#). Più fogli venivano incollati tra loro con della gomma per ottenere dei fogli molto lunghi (fino a 10 metri circa); questi venivano poi avvolti in senso orizzontale su un bastoncino, formando così il rotolo (in latino volumen), la primitiva forma di libro. I rotoli erano montati in modo da avere le fibre orizzontali sulla superficie interna e quelle verticali all'esterno: la scrittura era più scorrevole sulla faccia a fibre orizzontali, mentre la facciata esterna in genere era lasciata pulita. Lo scritto era tracciato in colonne parallele verticali e iniziava dal bordo esterno del rotolo. Il lettore svolgeva con una mano e avvolgeva con l'altro utilizzando i bastoncini attaccati ai bordi.
Più avanti nel tempo si imparò a ricavare dei fogli dalla pelle animale: cuoio o pergamena. Se l'animale era giovane si otteneva una pergamena molto pregiata (vellum). Le Bibbie ebraiche usate per la liturgia sono ancora oggi scritte su rotoli di pergamena.

c. La Bibbia

Anche la Bibbia venne trasmessa su rotoli sia di papiro, che di cuoio o pergamena. A Qumran si sono trovati esempi dei vari tipi di supporto. Un rotolo ovviamente era in grado di contenere un solo scritto lungo, ma se gli scritti erano brevi potevano essere raggruppati.
Abbiamo degli esempi anche nella terminologia:
Pentateuco, termine greco che significa “cinque rotoli” ed indicava i primi cinque libri della Bibbia, detti collettivamente Torah in ebraico;
Dodekaprofeton, termine greco che significa “dodici profeti” ed indicava i cosiddetti Profeti minori, che venivano raccolti in un solo rotolo;
Meghillòt, termine ebraico che significa “rotoli” ed indica cinque scritti brevi, ma ugualmente trasmessi su rotoli distinti (Ct, Rut, Qo, Lam, Est), usati per le ricorrenze.
Famoso è il rotolo del profeta Isaia (1QIsa) trovato a Qumran e lungo 7 metri.