Figliastri!

Oltre al Nuovo Testamento canonico sono stati prodotti altri testi su Gesù e sulle persone che lo hanno accompagnato. Li chiamiamo Apocrifi del Nuovo Testamento.

I Vangeli apocrifi furono vietati nei primi secoli, ma ebbero un notevole successo durante il Medioevo. Alcuni erano spariti dalla circolazione, ma sono ricomparsi grazie all'archeologia e a scoperte fortuite.

Ci sono arrivate le vite di apostoli e lettere di molti di loro, addirittura di Gesù!

Infine, hanno avuto un certo successo anche le Apocalissi. Basti pensare che il «sistema dantesco» deriva dall'Apocalisse di Pietro.

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Corrispondenza tra Gesù e Abgar

La tradizione siriaca riporta una corrispondenza tra il re Abgar V Ukama (il Nero), che regnò in due periodi [4 a.C.-7 d.C.; 13-50 d.C.] ad Edessa, e Gesù.

I testimoni sono Eusebio (d. 339), nella Storia Ecclesiastica, la Dottrina di Addai [Taddeo], e l'Epistula Abgari. Secondo Eusebio la corrispondenza ebbe luogo verso il 29 d.C.

Le lettere furono portate dal messaggero Anania [Hannan], il quale riportò ad Edessa anche un ritratto di Gesù, in principio creduto fatto da lui, poi detto acheiropoietòs (identificato sia col velo della Veronica, che con la Sindone).

La risposta di Gesù varia a seconda delle tradizioni, mentre la lettera di Abgar è sostanzialmente simile in tutte le versioni. Efrem [d. 378] vi si riferisce più volte. Idem Egeria (Eteria) nel 388. Altre testimonianze sono offerte da Girolamo e numerosi ritrovamenti archeologici: iscrizioni (Nissana) e cocci e pergamene, usate come amuleti in Egitto.

Ecco il testo:

COPIA DELLA LETTERA SCRITTA DA ABGAR RE A GESÙ E SPEDITAGLI TRAMITE ANANIA CORRIERE A GERUSALEMME.

Abgar, re di Edessa, a Gesù, buon salvatore comparso a Gerusalemme: saluti! Ho sentito notizie a riguardo di te e delle tue guarigioni, che sembra avvengano da parte tua senza medicine né erbe. Da quanto si dice, fai tornare a vedere ciechi, zoppi a camminare, e purifichi lebbrosi, e scacci spiriti impuri e demoni; e guarisci quelli che soffrono di grandi malattie, e risusciti dei morti. E avendo sentito tutte queste cose a tuo riguardo, mi sono convinto di due possibilità: o tu sei Dio, e sceso dal cielo fai queste cose, o, dal momento che fai queste cose, sei un figlio di Dio. Per questo, infine, ti ho scritto per chiederti di disturbarti e venire da me, e affinché tu possa curare la malattia che ho. E siccome ho sentito che i Giudei mormorano contro di te e vogliono farti del male... ecco, ho una città piccolina ma nobile, che basterà per tutti e due.

LE RISPOSTE DI GESÙ TRAMITE ANANIA CORRIERE A RE ABGAR.

Abgar, beato te che hai creduto in me, pur non avendomi visto. È scritto infatti riguardo a me, che quelli che mi hanno visto non credano in me, affinché quelli che non hanno visto, questi credano e vivano. Per quanto mi hai scritto, di venire da te, è necessario che tutte le cose per le quali sono stato mandato, queste porti a termine, e dopo averle completate, salga verso colui che mi aveva inviato. E quando sarò salito, ti manderò uno dei miei discepoli, affinché curi la tua malattia, e offra vita a te e a quelli che sono con te

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Vangeli dell'Infanzia

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Libro di Giacomo (Protovangelo di Giacomo)

Citato probabilmente nel III secolo, sicuramente nel IV, è una narrazione che amplifica e integra con racconti spettacolari i vangeli dell'infanzia, aggiungendo anche l'infanzia di Maria. Molti dettagli sono finiti nella tradizione popolare fin dall'antichità, tra cui la grotta, le levatrici, il matrimonio precedente di Giuseppe e da questo i suoi figli. Il racconto è parte in prima, parte in terza persona.

Ci fu un ordine del re Augusto che si registrassero tutti quelli di Betlemme in Giudea.

E disse Giuseppe: “Io registrerò i miei figli. Ma che farò di questa ragazza? Come la registrerò? Mia moglie? Mi vergogno. Forse figlia? Ma tutti i figli di Israele sanno che non è mia figlia. Questo è il giorno del Signore: farà il Signore quel che vorrà”.

E preparò la sua asina e la fece sedere sopra e suo figlio tirava l'animale e Giuseppe li seguiva. E si avvicinarono a tre miglia (da Betlemme) e Giuseppe si voltò e la vide triste; si disse: “Ciò che è in lei sembra causarle dolore”. E di nuovo si voltò Giuseppe e la vide che rideva. Allora le disse: “Maria, cosa ti succede, poiché vedo il tuo volto ora sorridente, ora triste?”. E Maria disse a Giuseppe: “Vedo con i miei occhi due popoli: uno che piange e fa lutto e uno che è felice e fa festa”. E quando arrivarono a metà strada gli disse Maria: “Fammi scendere dall'asina, poiché ciò che è in me mi impedisce di proseguire”. La fece scendere dall'asina e le disse: “Dove ti porto per poter osservare la tua vergogna? Il posto è deserto”. E trovò una grotta e la fece entrare e le fece stare accanto uno dei suoi figli. E uscito cercava una levatrice ebrea nella zona di Betlemme.

Io, Giuseppe, camminavo e guardai nell'aria e vidi l'aria stupita. E alzai lo sguardo verso l'alto del cielo e lo vidi fermo e gli uccelli del cielo erano immobili. E guardai giù verso la terra e vidi un recipiente appoggiato e dei lavoratori sdraiati e le loro mani nel recipiente. Ma quelli che masticavano non masticavano e quelli che prendevano dal piatto non prendevano e quelli che portavano alla bocca non portavano, ma il volto di tutti era rivolto all'insù. Ed ecco le pecore sembravano correre, ma non andavano avanti, anzi erano ferme. Ed alzò il pastore la sua mano per colpirle, ma la sua mano rimase ferma in alto. E guardai verso il letto del fiume e vidi le bocche dei montoni che si erano avvicinate ma non bevevano e tutte le cose per un istante avevano smesso di correre.

Ed ecco una donna che scendeva dalle colline mi disse: “Uomo, dove vai?”. E dissi: “Sto cercando una levatrice ebrea”. E mi rispose: “Sei di Israele?”. Le dissi: “Sì”. Ella disse: “E chi è quella che ha partorito nella grotta?”. Io dissi: “La mia fidanzata”. E mi disse: “Non è tua moglie?”. Le dissi: “Maria è colei che è cresciuta nel santuario del Signore e l'ho ricevuta in sorte come moglie, ma non è mia moglie, anzi, ha concepito dallo Spirito Santo”.

Gli disse la levatrice: “È vero questo?”. Le disse Giuseppe: “Vieni e vedi!”. E la levatrice si mise in cammino con lui. E si fermarono nel luogo della grotta ed ecco una nuvola luminosa faceva ombra sulla grotta. E disse la levatrice: “È stata magnificata la mia anima oggi, poiché i miei occhi hanno visto cose spettacolari, poiché la salvezza di Israele è nata”. E immediatamente la nuvola si allontanò dalla grotta ed apparve una grande luce nella grotta, tanto che i nostri occhi non potevano sopportarla. E dopo un po' quella luce si allontanò fino a che apparve il bimbo e venne e prese un seno di sua madre Maria.

E gridò la levatrice e disse: “Per me è grande questo giorno, oggi, poiché ho visto questo nuovo miracolo”. E la levatrice uscì dalla grotta e le venne incontro Salome. E le disse: “Salome, Salome, devo raccontarti un nuovo miracolo: una vergine ha partorito ciò che la sua natura non può contenere”. E disse Salome: “Viva il Signore, mio Dio: se non metterò il mio dito ed esaminerò la sua natura, non crederò che una vergine abbia partorito!”. Ed entrò la levatrice e disse a Maria: “Mettiti in posizione: non rimane infatti una piccola disputa riguardo a te”. E Salome mise il suo dito nella natura di lei e lanciò un grido e disse: “Guai alla mia trasgressione ed alla mia mancanza di fede, poiché ho messo alla prova il Dio vivente ed ecco la mia mano mi si stacca bruciando”.

E piegò le sue ginocchia verso il Dominatore dicendo: “Dio dei miei antenati, ricordati di me, poiché sono discendente di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Non farmi diventare una vergogna per i figli di Israele, piuttosto restituiscimi ai poveri; tu infatti sai, Dominatore, che nel tuo nome compivo le mie guarigioni e il mio salario ricevevo da te”. Ed ecco un messaggero del Signore si presentò e le disse: “Salome, Salome, il Signore ti ha ascoltato. Offri la tua mano al bambino e prendilo: sarà per te salvezza e gioia”. E si avvicinò Salome e lo prese in braccio dicendo: “Mi stendo a terra davanti a lui, poiché è nato un grande re per Israele”. Ed ecco subito fu guarita Salome ed uscì dalla grotta giustificata. Ed ecco una voce diceva: “Salome, Salome, non annunciare le cose spettacolari che hai visto, finché il ragazzo non entri in Gerusalemme”.

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Pseudo Matteo

Una narrazione in due parti sull'infanzia di Maria e di Gesù. Riunisce in un solo testo le narrazioni del Protovangelo di Giacomo e dello Pseudo Tommaso. Espande alcuni dati e aggiunge delle chiarificazioni. Troviamo in questo testo il riferimento all'asino e al bue nella stalla.

Dopo un certo tempo ci fu un editto di Cesare Augusto che ordinava a tutti di rendersi noti nella propria patria. Questo censimento venne fatto dal prefetto della Siria, Cirino. Fu necessario che Giuseppe con Maria si presentassero a Betlemme, poiché egli era nativo di là e Maria era della tribù di Giuda e della famiglia e della patria di Davide.

Mentre dunque Giuseppe e Maria erano sulla strada che conduce a Betlemme, Maria disse a Giuseppe: “Vedo davanti a me due popoli: uno che piange e uno che gioisce”. Le rispose Giuseppe: “Sta' seduta e tieniti al giumento e non dire parole inutili”. Allora apparve di fronte a loro un bambino bellissimo, vestito di una veste splendente, e disse a Giuseppe: “Perché hai detto che sono parole inutili quelle riguardo i due popoli di cui ha parlato Maria? Ha visto infatti il popolo dei giudei che piangeva, poiché si è allontanato dal suo Dio, e il popolo delle genti che gioiva, poiché è giunto ed è stato fatto vicino al Signore, come promise ai nostri padri Abramo, Isacco e Giacobbe; è infatti giunto il tempo in cui per mezzo del seme di Abramo venga data la benedizione a tutte le genti”.

E detto questo, comandò all'angelo di tener fermo il giumento, poiché era giunto il tempo di partorire; poi disse a Maria di scendere dall'animale e di entrare in una grotta sotterranea, nella quale non c'era mai stata la luce, anzi sempre era stata buia, poiché la luce del giorno non riusciva ad entrare. Ma quando vi entrò Maria tutta la grotta cominciò a splendere e, quasi come se ci fosse il sole, si riempì del fulgore della luce. E come se lì fosse mezzogiorno, la grotta fu illuminata dalla luce divina. E finché vi rimase Maria la luce divina mai se ne andò, né di giorno, né di notte.

E lì diede alla luce un maschio, che venne circondato dagli angeli mentre nasceva e appena nato lo adorarono dicendo: “Gloria nelle altezze a Dio e in terra pace agli uomini che vogliono il bene”.

Intanto Giuseppe era andato a cercare delle levatrici. Quando tornò alla grotta, Maria aveva già partorito il bambino. E Giuseppe disse a Maria: “Ti ho portato le ostetriche Zelomi e Salome, che stanno fuori davanti alla grotta e non vogliono saperne di entrare a causa del grande splendore”. Sentendo ciò Maria sorrise. Giuseppe le disse: “Non sorridere, ma sii prudente: potresti aver bisogno di qualche medicina”. Allora ordinò che una di esse entrasse da lei. Quando Zelomi fu entrata, disse a Maria: “Concedimi di toccarti”. E quando Maria glielo ebbe permesso, l'ostetrica esclamò ad alta voce: “Signore, Signore grande, abbi pietà! Fino ad ora non si è mai sentito e neppure sospettato che i seni siano pieni di latte ed un neonato maschio lasci vergine sua madre. Nessuna perdita di sangue nel bambino e nessun dolore nella partoriente. Vergine ha concepito, vergine ha partorito e vergine è rimasta”.

Sentendo questa voce l'altra ostetrica di nome Salome disse: “Quello che sento non lo crederò mai se non ne avrò la prova personalmente”. Ed entrata, Salome disse a Maria: “Permettimi di palparti e di controllare se Zelomi ha detto la verità”. Dopo che Maria le ebbe permesso di palparla, Salome allungò la mano. E appena la ebbe toccata, subito le si seccò la mano e per il dolore cominciò a piangere fortemente e a lamentarsi e a gridare: “Signore, tu sai che ti ho sempre temuto e tutti i poveri ho curato senza chiedere di essere pagata; non ho mai preso nulla da una vedova e da un orfano e mai ho mandato via a mani vuote un bisognoso. Ed ecco sono ridotta alla miseria per colpa della mia mancanza di fede, perché ho osato mettere alla prova la tua vergine”. Mentre stava dicendo queste cose, apparve accanto a lei un giovane molto splendente che le disse: “Avvicinati al bimbo e adoralo e toccalo con la tua mano ed egli ti salverà, poiché egli è il Salvatore del mondo e di tutti quelli che sperano in lui”.

Ella prontamente si avvicinò al bambino e adorandolo toccò i legacci dei pannolini in cui era avvolto il neonato e subito venne guarita la sua mano. E uscita fuori iniziò a gridare e a raccontare la grandezza delle forze che aveva visto agire e che aveva sperimentato e il modo in cui era stata curata, così che molti credettero alla sua predicazione.

Infatti anche dei pastori di pecore affermavano di aver visto a mezzanotte degli angeli che proclamavano un inno, lodando e benedicendo il Dio del cielo e dicendo che è nato il Salvatore di tutti, che è il Cristo Signore, per mezzo del quale sarà offerta la salvezza a Israele.

E inoltre da sera a mattina splendeva sopra la grotta una stella enorme, con una luminosità tale che non era mai stata vista fin dall'origine del mondo. E i profeti che erano a Gerusalemme dicevano che quella stella indicava la nascita del Cristo, che avrebbe portato a compimento la promessa non solo per Israele ma per tutte le genti.

Il terzo giorno dopo la nascita del Signore Maria uscì dalla grotta ed entrò in una stalla e pose il bambino in una mangiatoia e il bue e l'asino lo adorarono. Si adempì allora ciò che era stato detto tramite il profeta Isaia: “Il bue ha conosciuto il suo padrone e l'asino la mangiatoia del suo signore”. Quegli animali, avendolo in mezzo a loro, lo adoravano senza fermarsi. Così si compiva ciò che era stato detto per mezzo del profeta Abacuc: “Ti farai conoscere in mezzo a due animali”. In quello stesso luogo rimasero ad abitare per tre giorni Giuseppe e Maria con il neonato. 

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Vangelo dell'infanzia arabo-siriaco

I cristiani di lingua aramaica vivono da secoli in paesi arabizzati. E le due letterature si sono spesso mescolate, anche passando da una lingua all'altra.

In questo vangelo della tradizione siriaca i magi sono presentati come seguaci di Zaratustra (Zoroastro), provenienti da Est e studiosi delle stelle (astrologi). Maria fa loro un regalo particolare, un pannolino di Gesù. Forse il racconto si collega ad una reliquia presente all'epoca in Persia.

Avvenne che, nato il Signore Gesù in Betlemme di Giuda durante il regno di Erode, arrivarono a Gerusalemme alcuni magi secondo la predizione di Zaratustra. E portavano come doni oro, incenso e mirra. E lo adorarono e gli offrirono i loro doni.

Allora Maria prese uno dei pannolini e lo diede loro in cambio. Essi si sentirono molto onorati nell'accettarlo dalle sue mani. Nello stesso momento apparve loro un angelo che aveva la stessa forma di quella stella che aveva fatto loro da guida nel cammino. E seguendo il sentiero della sua luce partirono di là per giungere alla loro patria.

E vennero loro incontro i re e i principi, chiedendo loro cosa avessero visto o fatto, come fossero stati l'andata e il ritorno e cosa avessero portato con sé. Essi mostrarono il pannolino che aveva dato loro Maria; per esso celebrarono una festa e, secondo la loro usanza, accesero un fuoco e lo adorarono. Poi gettarono il pannolino sopra il falò e subito fu lacerato e contorto dal fuoco.

Ma quando questo si spense raccolsero il pannolino nello stesso stato in cui si trovava prima di essere bruciato, come se il fuoco non lo avesse toccato. Per questo cominciarono a baciarlo e a porlo sulla propria testa dicendo: “Questa è una verità senza ombra di dubbio. È sicuramente miracoloso che il fuoco non abbia potuto divorarlo o distruggerlo”. E così presero quell'indumento e con grandi onori lo deposero tra i loro tesori.

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Vangelo dell'infanzia armeno

L'Armenia rivendica il diritto ad essere la prima nazione cristiana (in conflitto con il regno di Edessa). In questo apocrifo in lingua armena troviamo i nomi dei magi, che per l'occasione sono diventati re. I tre sono fratelli e provengono dai paesi delle spezie. Il testo ci fornisce per la prima volta i nomi, che poi diverranno famosi nella loro versione latina.

E un angelo del Signore si affrettò ad andare nel paese dei persiani per avvertire i re magi ed ordinar loro di andare ad adorare il bambino appena nato. E questi, dopo aver camminato per nove mesi avendo come guida la stella, giunsero a destinazione nello stesso momento in cui Maria diventava madre.

Bisogna sapere che a quel tempo il regno dei persiani dominava su tutti i re dell'oriente per il suo potere e per le sue vittorie. E i re dei magi erano tre fratelli: Melkon, il primo, che regnava sui persiani; poi Baltasar, che regnava sugli indiani e il terzo Gaspar, che aveva in possesso il paese degli arabi.

Essendosi riuniti secondo il comando di Dio, giunsero nel momento stesso in cui la Vergine diventava madre. Avevano affrettato la marcia e si trovarono là nel momento preciso della nascita di Gesù.

Segue il racconto del viaggio e dell'incontro con Erode. I magi gli raccontano il motivo della loro visita:

“La nostra testimonianza non proviene da un essere umano. È un piano divino legato ad una promessa fatta da Dio in favore dei figli degli uomini e che venne conservato tra noi fino ad oggi”.

Erode disse: “Dov'e questo libro che solo il vostro popolo possiede?”. I magi dissero: “Nessuna nazione, all'infuori della nostra, ha notizia diretta o indiretta di esso. Solo noi possediamo un testimone scritto. Devi infatti sapere che, dopo che Adamo venne scacciato dal paradiso e dopo che Caino ebbe ucciso Abele, il Signore diede al nostro primo padre un figlio di consolazione chiamato Set e con lui gli consegnò quella carta scritta e firmata di sua mano. Set la ricevette da suo padre e la trasmise ai suoi figli. Questi, a loro volta, la trasmisero ai loro, e così avvenne di generazione in generazione. Tutti fino a Noè ricevettero l'ordine di conservarla con la massima attenzione.

Questo patriarca la consegnò a suo figlio Sem e i figli di questi la trasmisero ai loro discendenti, i quali, a loro volta, la consegnarono ad Abramo. Questi la diede a Melchisedec, re di Salem e sacerdote dell'Altissimo, grazie al quale giunse in possesso del nostro popolo al tempo di Ciro, re di Persia. I nostri padri la depositarono con tutti gli onori in una speciale sala e così arrivò fino a noi, che, grazie a questo misterioso scritto, siamo venuti a conoscenza in anticipo del nuovo sovrano, figlio di Israele”.

E il re Melkon prese il libro del Testamento che conservava in casa sua come preziosa eredità dei suoi antenati, come già abbiamo detto, e lo presentò al bambino dicendo: “Qui hai la carta sigillata e firmata dalla tua stessa mano che hai consegnato ai nostri antenati affinché la custodissero. Prendi questo documento che tu stesso hai scritto. Aprilo e leggilo, poiché è a tuo nome”.

[Il documento in questione, indirizzato ad Adamo, incominciava così:]

“Nell'anno seimila, il sesto giorno della settimana (che è lo stesso in cui ti ho creato) e all'ora sesta manderò il mio figlio unigenito, il Verbo divino, che prenderà la carne dalla tua discendenza e diventerà il figlio dell'uomo. Egli ti reintegrerà nella tua precedente dignità grazie ai tormenti terribili della sua passione in croce. E allora tu, Adamo, unito a me con animo puro e corpo immortale, sarai deificato e potrai, come me, discernere il bene e il male”. 

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Apocalisse dei Magi